Senza titolo (per vaga insofferenza)

Quando sono stanco delle solite facce,

quando non c’è il vento giusto per partire,

quando non ho voglia di ascoltare inutili parole,

cammino e me ne vado lontano,

mi siedo fra le rocce che guardano il mare…” (William Butler Yeats)

Fu fortuna che non ebbi la TV da tempo immemore che ciò mi impedisce di guardarne d’altre facce, quelle torve della brava gente, che si commuove e s’illumina d’incenso, poi digrigna gengie di rancore al tale che chiede obolo a carrello di spesa. Mi viene di pensare che non ho tregua a dove mi giro giro che non appare imbecille di saccenza rigenerato, colui o colei che tutto sa e parla senza sapere di ciò che è giusto per tal de tali che patisce ad oltranza. Trova cura medica per pandemia, si fa mediatore a far di guerra più guerra ancora e, ad indice teso che pare escrescenza fallica ad ingravidare mondo intero di seme di sublime verità, categorizza nemici ad ogni dove, che tali sono se patiscono fame e a miseria imperitura s’affratellarono. Detesto tal brave persone che s’acchitano a dolore che si fecero a perdita di glorioso conto bancario e pure svizzero, che tremolio di ginocchia s’era fatto a rilevamento di scala Richter.

Detesto schifezze che non trovano schiavo a giusto prezzo che è prezzo a tozzo di pane e detesto chi, a sommo gaudio, si fece orgoglio d’aver trovato prezzo più basso a cassa di supermercato che tale fu solo a stillar ultima goccia di sangue a disgraziato che non morì d’annego. Detesto corone di fiori e scintillii d’urgente intervento contro trafficanti e di converso si fa strada aperta a superiore necessità che sia ad assoluzione collettiva rubo a quattro ganasce e frodo stato e a disgraziato che tira fiato coi denti. Detesto chi s’affila lama d’ordine e sicurezza e abbandona città e strade a vandalica esecuzione di saccheggio a mano di decerebellato per palla che gira. Detesto faccia aulica che benedice svolta green e simposio fa da parte all’altra di globo (terracqueo?) ad aereo a reazione che consuma fossile a prezzo di sfamo dieci villaggi di sud più sud per anno intero. Detesto singolar banchetto a mille mila persone a calca disordinata e vestito a festa che parlano per non parlare e ascoltano solo se stesse che hanno orecchia a boomerang. Detesto grandi democratici che dissero a povero disgraziato ci penso io che non fecero un giorno a saltar cena e mai si preoccuparono di sentir voce di grande massa di sciagurato e consentirgli pubblica parola a dire “io vorrei questo”. Detesto che il mio scoglio sia troppo lontano che pare che feci tradimento a mia lontananza da onda di risacca. D’ultimo sono stanco pure della mia faccia che specchio non fece fine di TV, ancora giace intonso, non so fino a quando che feci precisa minaccia a non far da pappagallo ad immagine scomposta.


12 risposte a "Senza titolo (per vaga insofferenza)"

  1. “quando non ho voglia di ascoltare inutili parole,
    cammino e me ne vado lontano,
    mi siedo fra le rocce che guardano il mare…”
    io… invece… quando sono stufa di tutto… soprattutto delle brutte parole…
    scappo in montagna… vado nei miei posti preferiti…
    mi siedo e mi perdo nella calma dell’acqua che scorre… o nella voglia di camminare e di arrivare in cima…
    ciao Gio’ … una buona giornata a te! 🔆

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Scrivi una risposta a valy71 Cancella risposta