Radio Pirata 33 (ode al telecomando)
Radio Pirata approda a Trentatré che son come anni di tale in croce in illo tempore. Che pure casca a pennello che pare che di morto ammazzato, a giorno di oggi, non c’è a scordarsi. Che c’è coro unanime a scrivo io epitaffio più bello, che bomba fu tragedia autentica di stato, che tutto mondo di migliori si stringe a contrizione a ricordo commosso di eroi di patria che soccombero a mano armata di telecomando di mammasantissima. Lì s’ebbe prova di scienza di certa pericolosità di telecomando che, ad anni uno da grande scoppio, signore di telecomando a resuscito per sostegno di migliori, venne a farsi primo fra primi. Inizio a primo posto anch’io a nota elevatissima, d’asciutto però, che d’unto ho solo bruschetta di pomodoro.
Nemmeno a memoria c’è che mi scordo di tali morti ammazzati a bomba, che pareva di guerra a Sudamerica, che colpevole non è chiaro, che tutti sono innocenti, pure se voltano faccia altrove per trent’anni. Poi, d’improvviso, tutti si ricorda che esiste grande mammasantissima. Che però scompare a fra un quarto d’ora dopo mezzanotte, se tutto va bene. Poi c’è pensiero sempre fulgido e luminoso di migliori fra migliori che dice, di cosa stavamo parlando? E di discorso si fa a cambio che c’è altra bomba che mi cattura ad attenzione, che quella è bomba giusta e ne compro a quintalate. Faccio scoppio di musica.
E in caso bomba smette, c’è bomba nuova pronta, che nostro fedele padrone, che dice a modestia sua ch’è alleato, ribadisce che c’è odore di santità per giustezza a compro bomba, per popolo c’è sempre compro oro, oppure strozzo va anche in voga, che da domani mammasantissima circola tranquillo che finì giorno di comanda.

E se taluno, a malvagità di definizione, smette di lancio bomba che blocca sacra legge di mercato, indice s’innalza che si continui pure da altra parte e si dice a superpotentissimo di prezzo basso, guai a te se ti muovi, che noi siamo qui, che mercato di bombarda e missilissimo è pronto all’uopo d’intervento. Musica sia per carica di cavalleria.
Che grande distesa di muscolo, se è caso, la faccio su spiaggia pulita d’isola bella, che chiamo pure studente a partecipo, che s’istruisce ad amor patrio di bombarda d’accordo internazionale. Poi chiamo a sotto armi e come conduttore di Radio Pirata, a tempo debito, faccio siringone di plurivaccino che ora c’è pure orrendo nuovo morbo. Che fu fortuna che è ad arrivo nuova e feroce pandemia , che si ritrova posto di lavoro a salotto con telecomando – per corso e ricorso di storia, sempre a tasto giusto premo – a provetto epidemiologo che era a rischio di reddito di cittadinanza per mancanza di tallero a comparsata. Compare musica qui.
Ma questa è pandemia di scimmia, pare manna a cielo, ch’ebbe a dimostro di ragione il grande governo di migliori a dire che profugo è solo tale, tal altro è a contatto di scimmia, tutto mondo infetta, tutto mondo che però riconosce grande intuizione di grandi fra grandi. Che quello, finto profugo, è a malvagio d’animo, manco si mette svastichetta per camuffo ad eroe di patria invasa, ma fa mercimonio e promiscuità con creatura d’altra specie e ne cattura infimo male. Che fu fortuna che noi s’ebbe, come colpo in canna, armamentario di vaccino a sfare, che ora è corsa a polivalente che immunizza pure da uso distorto di telecomando che non è a lancio da scogliera elevata, ma d’obbligo di rapido passo di qua e di là, dove s’accoglie il tutto uguale. E di musica chiudo. Ma pure mi verrebbe di chiudere, punto.