Recinti e paletti

«Direi che il dato più probante e preoccupante della corruzione italiana non tanto risieda nel fatto che si rubi nella cosa pubblica e nella privata, quanto nel fatto che si rubi senza l’intelligenza del fare e che persone di assoluta mediocrità si trovino al vertice di pubbliche e private imprese.

In queste persone la mediocrità si accompagna ad un elemento maniacale, di follia, che nel favore della fortuna non appare se non per qualche innocuo segno, ma che alle prime difficoltà comincia a manifestarsi e a crescere fino a travolgerli. Si può dire di loro quel che D’Annunzio diceva di Marinetti: che sono dei cretini con qualche lampo di imbecillità: solo che nel contesto in cui agiscono l’imbecillità appare – e in un certo senso e fino a un certo punto è – fantasia.

In una società bene ordinata non sarebbero andati molto al di là della qualifica di “impiegati d’ordine”; in una società in fermento, in trasformazione, sarebbero stati subito emarginati – non resistendo alla competizione con gli intelligenti – come poveri “cavalieri d’industria”; in una società non società arrivano ai vertici e ci stanno fin tanto che il contesto stesso che li ha prodotti non li ringoia». (Leonardo Sciascia)

Io due o tre paletti per i miei sistemi di relazione li metto. Mica me ne sto a tirar su muraglie alte e fitte, che un po’ di ecumenismo m’è rimasto. Nemmeno mi faccio o Savonarola o Torquemada, a seconda dei casi, mettendomi a fissare limiti comportamentali ai prossimi più prossimi. Un recintino alto il giusto, che da lì non si passa, ma basta avere le chiavi e c’entri facile, appunto, schivando quei due o tre paletti che misi all’uopo. Certo, se ti piace far cagnara, urlare e sbraitare, parlare di mala maniera, lì non c’entri. Se ti sollazzi di bum bum, di cucine molecolari, se sei astemio per convincimento ideologico, non è che ti tratto male, ma te ne fai una ragione a star dall’altra parte del labile confine. Se sei uno che si mette a saccheggiarti casa, dipende, se sei Fra Dulcino, ti dico dove ho messo i preziosi (questa mi viene facile che di preziosi non ne ho, se non taluni da frigorifero), per il resto portati pure quello che ti pare, foss’anche solo virtuale, che alle cose m’affeziono poco, e anche con le idee ho rapporti conflittuali. Ma se sei entrato a casa mia sei pure ben consapevole di quello che ci trovi, se no cosa ci sei venuto a fare?

Posto questo, il recintuccio, con tanto di paletti agli angoli, mi si è sempre mostrato trasparente, e di là di quell’invisibile barriera, talora, pure solo di sgambescio, qualcuno ti s’avvicina, per un istante o due, che più di tanto non gli è concesso, né credo si ponga interesse particolare a starsene in quella specie di ghetto. È cosa che capita a chi vive sotto questo cielo, però, che non può negarsi l’affratellamento collettivo, non dico con tutte le 7 miliardi e più di creature umane che ci vivono, ma con una parte pur esigua di esse. Capita, dunque, che poi li leggi sul giornale, che hanno rubato a sette ganasce, che si sono spartiti posti e prebende, frodato e truffato, per carità, fino a prova contraria. E ti fa sempre specie, ché non ti abitui. Che rubare, l’ho detto, non è cosa gradita, ma anche lì dipende. Che poi, di primo acchito, mi verrebbe pure di fare i nomi, financo i cognomi, che tanto li hanno fatti pure i TG, con tanto di fototessera che pareva scattata da Lombroso in persona. Ma se li facessi punterei l’occhio sul caso, non sul fatto che del caso è assai più diffuso. Ch’è quello, il fatto intendo, la malattia. Che non si cura solo col carcere degli scemi del villaggio globale che sono incappati nelle tenaglie strette della giustizia (che ci vadano, senza passare dal via, si spera). Ma con una bella quantità di sedute psichiatriche collettive che spieghi al resto non ancora beccato – ed ho ragione di credere che sia resto assai cospicuo – che quella di passare pezzi consistenti della propria miserabile esistenza a cercare di capire come fregare il prossimo tuo (e non come te stesso) è malattia, che pure è patologia anelare il potere assoluto, che anche si fa sindrome grave il sottrarsi a starsene quieti, che ne so, a godersi una pensioncina bevendo un bicchiere con gli amici al bar, che ti fa anche buon sangue e non ti viene l’ansia d’accumulazione compulsiva di dobloni e poteri. Che se poi te ne stai buono e tranquillo, mi sa pure che non t’angosci, anche se, capisco benissimo, che se ti sei strafogato qualche milione fregando e frodando, il tutto di tutti, non t’avvedi di certo che non ti sei rubacchiato la collanina nuova di madama la marchesa, o il rolexino di mister Pippone, ma ti sei rubato l’equivalente d’una partita di chemioterapici, il buono mensa per qualche bambino della materna, la pulizia del parco giochi… E lo so che tu non te ne rendi conto, che la cosa il sonno non te lo toglie, che sei un tossico e pure dipendente, ma allora fatti curare, ma da uno bravo, se nel frattempo non gli hanno chiuso il reparto per mancanza di fondi, che quelli se li sono intascati i fenomeni come te.


35 risposte a "Recinti e paletti"

  1. Magari fossero fenomeni, il primo che hanno preso con buon risultato, rubava al pio albergo dei vecchi e cercò di evacuare 35 milioni in banconote giù per il vater. Cosa che comportò la spesa dell’idraulico e lo schifo del brigadiere.

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  2. E il bello, o il brutto è che le cose si sanno da anni…però questi tizi continuano a imperversare come se niente fosse. Come se il mondo fosse tutto loro col permesso di comportarsi come gli pare! Ti racconto una cosa e scusami se ti rubo del tempo. Anni fa Spinelli venne nella mia città e si comprò la squadra del Livorno. I tifosi furono molto contenti e non perdevano occasione per dimostrare la loro felicità Mia sorella che abita a Genova, mi disse che non era stato un buon affare per il Livorno , perchè quel patron aveva l’abitudine di buttare il fumo negli occhi..faceva vedere di fare mentre in realtà pensava solo ai suoi interessi, così come era accaduto col Genoa. Dopo qualche anno la nostra squadra si è ritrovata in serie c e forse d, grazie a lui. Nel frattempo aveva avuto il tempo di rovinare pure il lavoro sul porto. Una volta messi in ginocchio, se n’è andato…. Ora mi auguro che non gli permettano più di fare danni da nessun’altra parte!!! Ciao e scusa ancora per il lungo commento.

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  3. Fino al 1990 si rubava ma poca roba o quanto meno di nascosto ma poi rubare è diventata una vanteria e se non rubi sei una mela marcia.

    Sciascia ha tretteggiato con acume quello che sta sotto gli occhi di tutti noi, che però quelli li chiudono per non vedere.

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  4. Essendo sempre l’ultima a scrivere ho ben poco da aggiungere ai vostri commenti che condivido in pieno.
    Sono d’accordo quando dici che il problema non è quello di un ladro oppure un altro, tanto lo fan quasi tutti quando arrivano al potere. Il problema vero è la malattia che sta dietro tutto questo, la piaga che infesta tutti i meandri non solo politici ma anche sociali e culturali della nostra povera Italia.
    Tolto un ladro ne viene un altro e la gente non si indigna, li rivota con la speranza di ricavarne allo stesso modo qualcosa.
    Mah, meglio che non continuo.
    Il brano di Sciascia profetico al millimetro e il tuo articolo, se non fosse drammatica la cosa, è un sollazzero 😊

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