Dispersi

Dispersi, si chiamano così. Sono quelli che su barche sgangherate si mettono in viaggio, non ci stanno a farsi seppellire nel deserto. Ma ci sono stati due naufragi nelle scorse ore, di molti di loro non c’è più traccia. Pare ci fossero 26 bambini tra quelli dispersi al largo della Calabria, venivano dalla Turchia. Un altro naufragio è nel mio Mar d’Africa. Il linguaggio della convenzione finché non riemergono dai flutti identifica tutti quelli che non ci sono più come dispersi. Come se farsi un viaggio per andare a vedere quanto è profondo il mare fosse esattamente come andare al parco giochi e non trovare la strada di casa. Dunque, sono dispersi. Non sono morti annegati, non ne hanno lo status se non riemergono cadaveri dagli abissi. E del resto dire dispersi pare più potabile, fa meno effetto. Magari sono soltanto a fare un po’ di snorkeling, o forse hanno visto un cavalluccio marino, hanno deciso di inseguirlo.

In realtà fossero uno, dieci, mille, ormai non fa effetto, ci siamo assuefatti ai numeri, sono semplicemente statistica, come quando contiamo i morti all’inizio di una guerra, il danno collaterale d’una bomba che atterra su un mercato, una scuola, un’ospedale. Sono cose che meritano indignazione la prima volta, magari la seconda. Se fossimo una società perfetta l’indignazione sarebbe crescente, invece no, non funziona così. Arriva l’assuefazione, la cosa non fa nemmeno notizia, certo non più d’una pizzica o d’una taranta improvvisata nel bel mezzo d’un raduno di corte. Il fatto che quei morti non siano più tali nemmeno nel linguaggio d’una burocrazia ottusa e bizantina è l’epifenomeno d’una società che non pare consesso umano. Le potenze che mandano satelliti in giro per la terra, bombe a mille mila miglia, non danno nemmeno il titolo di morto a chi crepa poiché esse stesse voltarono lo sguardo altrove. Perché in quel termine c’è anche l’accezione d’una creatura che prima viveva, aveva una faccia, un odore, un nome, persino una memoria, fosse pure breve come quella d’un bambino. Il disperso è entità astratta, indefinita, è accezione burocratica. È alibi perfetto, quello che seppellisce non più i morti, ma una coscienza collettiva dentro una – non – indagine. Ieri è andata così, il becchino è disoccupato. Ed a memoria postuma, qualcosa d’un certo tempo fa. Ve la ridò, che allora era febbraio 2023 ed a Cutrò non si fecero pena – sciocchi – di farsi semplici dispersi per pudore.

“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri.” (Lorenzo Milani)

Tanto decina più, decina meno, pare di sentire la eco di chi disse ch’è finita la pacchia. Ora si muore pacifici e spiaggiati, come foglie di posidonia stese al sole, a speranza vana che la risacca non ne renda abbastanza, che occhio non vede, cuore non duole.

Arrabbattati tutti a dir no a una guerra – solo una, che le altre non è cosa che riguardi – ma questa pare cessa solo se faccio sparo più grosso e ne ammazzo di più d’altro dirimpetto, non ci avvedemmo mai abbastanza di guerra sotto costa che si combatte ogni giorno. È guerra alla vita, come ogni guerra, e vince chi volta lo sguardo altrove, chi spezza il timone d’una salvezza giocata d’azzardo. E poi viviamo dimentichi che quelli lì che sono morti ieri d’appunto, siamo noi pure, che tutti fummo migranti per frammento di DNA e ci fosse stato un muro o un blocco non saremmo qui a farne menzione. Ed io sono migrante da sempre, dunque a crepare furono sorelle e fratelli miei.

“Migranti si è per forza, solo che si nasca in cima a un monte, oppure sullo scoglio più basso che d’alghe e sonno si riempie con la marea. Solo che ti affacci da una finestra e gli occhi se ne vanno fin dove possono – loro – per istinto, e non dove gli viene detto che possono andare. Migranti si nasce, dunque, non ci diventi solo se ti devi mettere a camminare. Se hai mare davanti, per forza sei migrante, anche se non ti piace, perché qualcuno o un’onda, che s’è contrariata di vento o bufera, lì ti ci ha portato, pure prima che tu nascessi. Hai voglia di metterti a costruire frangiflutti, tanto l’onda arriva comunque, come sorge il sole e cala la notte. Perché l’onda è ignorante, mica le puoi dire “questa è casa mia”. Non capisce, s’arrabbata un poco lì per d’intorno, prima senza dare nell’occhio, poi – se le prendono i cinque minuti – si schianta col tonfo e la schiuma sullo scoglio. Forse ti dà il tempo di scansarti, ma certe volte pure t’acchiappa di risacca. E lì è deriva, e dove ti porta lo sa il Cielo. Questa è la storia dell’uomo. Si gioca su un’onda che scavalchi, come argonauta, sfiorando la cresta di Scilla, ballando un tanghettino stonato con Cariddi, tanto, più che un tanghero non sei, così diranno, se te ne stai su uno scoglio ad aspettare l’onda giusta. Che poi ci sta che quella non arriva mai. E pari Penelope che ricama la tela, la cuce e la riscuce, sotto sotto, è mia opinione, poi compiacendosi del reiterarsi del gesto. Magari pensa ad Ulisse che torna, e le viene da pensare “ma che gli dico a questo, dopo tutto questo tempo, se mi s’appresenta d’improvviso?”. Il fatto è che l’attesa, tanto più su uno scoglio, non è più attesa, diventa condizione dell’esistere, t’allunga pure la vita. Vedi Argo, che quando smette d’aspettare si fa il volo del Grande Tacchino nel giorno del ringraziamento e pure dopo ch’è campato quanto mai altri, praticamente tutta un’Iliade ed un’Odissea. Quindi, l’onda, quella giusta intendo, forse arriva, forse no. Ma se non arriva che ci fa? Basta che lo scoglio su cui ti sei seduto ad aspettare sia bello comodo, non di quelli unghiosi che non trovi mai la posizione. Ma che non ci sarà uno scoglio comodo davanti a tutta quell’acqua? Che poi anche tutta quell’acqua, pure salata, che ci pensi e ci ripensi, a che ti serve tutta quell’acqua salata? Di bere non si beve e ti tocca portarti un fiasco di vino rosso che è fatto con l’uva là dietro, che s’è innaffiata di salmastro, così sa di terra e pure di mare. E te ne puoi stare là tutta una vita a spiare l’orizzonte, per capire se laggiù qualcosa si muove, visto che non ti puoi muovere tu che l’onda giusta ancora non l’hai vista. Però sempre migrante resti, che t’è partita già l’anima oltre l’orizzonte, s’è fatta più d’un giro e poi è tornata. Che soddisfazione starsene fermi sullo scoglio, t’allunga la vita, mi pare l’ho detto questo”.


20 risposte a "Dispersi"

      1. C’è una teoria esoterica, non ricordo più quando e dove la lessi, che ritiene le metempsicosi veicolate anche dai nutrienti di cui ci nutriamo: cioè le molecole conservano memoria delle vite che hanno nutrite.

        Piace a 2 people

      1. Mi dispiace profondamente per il bracciante morto in quel modo così crudele. Non vorrei mai sentire fatti così disumani, ma continuano purtroppo ad accadere. Spero che Cecilia Strada, M. Lucano e gli altri (simili) che sono già al Parlamento Europeo riescano a fare qualcosa. Lo stato di ‘naufrago’ riguarda chi ha rischiato di morire attraversando il mare ma anche tutti gli sfruttati dei campi, prima che diventino ‘dispersi per sempre’ come quel povero bracciante. Mi attacco a questa speranza, a quella nave chiamata ‘umanita’ che spero spunti dall’orizzonte per venirci a salvare, ne abbiamo tutti bisogno.

        Piace a 2 people

  1. Purtroppo la situazione diventa ingestibile , i migranti pagano viaggi da incubo , manco facessero una crociera e poi ho letto delle botte, delle torture e delle donne anche stuprate in attesa di trovare un posto per imbarcarsi in fetidi barconi che non li sanno portare manco a riva. Una volta arrivati nel centro smistamento in Italia pochi trovano lavoro e se lo trovano vengono sfruttati dal caporalato, queste cose mi scandalizzano ; qui a Gela nella zona Bulala dove il territorio è coltivato a serre molti li usano come schiavi, mio cognato aveva due famiglie che lavoravano per lui, ma aveva la decenza di pagarli, fargli la spesa, d’ inverno acqua calda per lavarsi due mini appartamentini per farli stare comodi e spesso si fermava a pranzare con loro , ma si sa di altri che ne approfittano e spesso se si lamentano li picchiano. Non so proprio perché in certe zone preferiscono tentare un viaggio così mostruoso per poi non trovare nulla, molti diventano cibo per pesci e quasi mi fa orrore mangiare il pesce sbarcato al porto come prima , adesso preferisco il pesce congelato di zone non a rischio.Comunque è una situazione penosa sono umani come noi e hanno diritto alla vita. Certa gente poi si dicono datori di lavoro, ma sono disumani perché non si può buttare così come ha fatto quel bastardo un uomo col braccio tranciato a casa senza portarlo in ospedale, qui si parla di oltraggio e meriterebbe anche l’ ergastolo un individuo simile ; molti sono omofobi e trattano male i migranti e questo schifo dovrebbe arginarsi e cercare di aiutarli nella loro terra …Questa è una situazione da studiare e sistemare al più presto.Scusami se mi sono dilungata, ma sono siciliana e qui di migranti c’è ne stanno tanti e mi fanno tenerezza per come vengono trattati anche se fra loro ci sono pure brutti ceffi.Ciao Giò , sereno giorno, il tuo articolo è ben scritto e anche da leggere per tutti 👍🙏🤍

    Piace a 2 people

    1. Non ti devi scusare, non fosse altro che sono siciliano anch’io, pure delle zone dove molti sbarcano. Io stesso ho visto i loro corpi spiaggiati qualche anno fa. So come vengono trattati, ma so anche che le terre da cui arrivano sono spremute all’osso da noi per il nostro benessere. Metalli preziosi, materie prime che farebbero la fortuna di quei popoli ingrassano le nostre avide borghesie. Quando fuggono da guerre e disperazione non trovano umanità, solo altra sofferenza. Grazie carissima e buon tutto 🙂

      Piace a 2 people

  2. Questo argomento dello sfruttamento del territorio mi sono limitata a non scrivere per non sproloquiare ed esagerare, ma so benissimo che le multinazionali depredano il territorio e non lasciano nulla per gli abitanti della zona… Potrebbero cercare acqua e dissetare il territorio e invece affamano e sfruttano.
    Questo dovrebbe valutare il Parlamento Europeo e il consiglio dei grandi e potenti del mondo . Ciao conterraneo 🥰

    Piace a 2 people

Lascia un commento