Radio Pirata 67 (nel bel mezzo d’un gelido inverno)

Rispunta Radio Pirata che si rifà in evidenza per puntata che giunge d’inatteso a ben numero Sessantasette che è periodo per dire basta a tutta questa fr…, frustrazione mi pare si dica. Che non c’è scampo a dire cosa diversa da quella ad evidenza di suon di bomba che fa botto a destra e manca, con grande simposio di grandissimi che fanno corsa a dire sparo prima io, no spara prima tu che a me mi vien da ridere. Ed a fatto compiuto che si va verso ecatombe precisissima, poiché non si trova vivaio a grandezza tale da garantir fiori da mettere a bocca di cannone, evento che si ritiene di giusta resistenza a contrastare esplosione definitiva è che moltitudine fa amore ma non guerra. Che se poi non si riesce a fermare scoppio supremo, almeno si crepò a consapevolezza d’aver fatto cosa gradita per sé.

Ed a godersi certi istanti prossimi al congedo non vien da meno il guardarsi intorno, e farsi promotori di assorbire tutto lo stesso che è oltre e che per ora c’è, abbracciare l’infinito e farsene tesoro con quel senso di vertigine che solo chi ebbe pretesa d’essere umano possiede. Altri non se ne fecero obiettivo, e perdita del tutto parve loro solo incidente di percorso o, al più, danno collaterale ché il gioco a chi spara di più valse la candela. Al cambio in valuta d’uomo conta anagrafica, latitudine e longitudine, quello è discrimine per borsa della vita civilissima. Radio, oggi, ospita tali che si fecero rifugio qui per cacciata definitiva da consesso civile e attonacato all’uopo, tali ch’ebbero ardire di volgere sguardo proprio ad altro che non fu per convenzione indirizzato:

«Io sono una macchina fotografica con l’obiettivo aperto; non penso, accumulo passivamente impressioni. Un giorno tutto ciò dovrà essere sviluppato, attentamente stampato, fissato.» (Christopher Isherwood)

E cerchiamo, dunque, di guardare dove ci compete, dove lo sguardo stesso non poté arrivare, aguzzando occhi altri, superando l’ostacolo di curvature planetarie, spazi e luoghi poi si moltiplicheranno aprendosi alla scoperta.
«Cos’è che ci consola, che ci dà
voglia e coraggio di indugiare quaggiù?
Noi sogniamo vivendo,
noi viviamo sognando.
Non appena cediamo al sonno
ci abbandona il vano nostro io
e da altre sfere brividi presaghi
accorrono benigni a cullarci.
Dopo aver scontato dure pene
e superato prove dolorose
possiamo sperare di svegliarci
là dove ci addormentammo.
Lasciateci dunque aspirare
con fede e coraggio ai più beati spazi,
perché noi sogniamo vivendo,
perché noi viviamo sognando». (August Von Platen)

Deridano pure i poeti, gli artisti che non ebbero mercato che ne gonfiò tasche e polmoni, deridano e scherniscano, disprezzino, espellano ognuno che s’abbandonò a farsi donna, uomo o che gli pare, Radio si fece Repubblica ed aprì le sue frontiere a miserabili, disgraziati ed ogni altro ch’ebbe sorte di capitarvi, ché non ebbe stato ne dogane, nemmeno confini per tratto esatto di mano d’abilissimo statista d’occhi spenti e braccio feroce. E questo, si spera con giovani collaboratori senza più patria né arma in pugno, diverrà un giorno grande espansione di tal Repubblica. «Dire l’incredibile e fare l’improbabile: è giusto il tipo di vita che vorrei per me.» (Il Ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde)

Non ci resta che provarci, aprire i cancelli è quello che ci serve. Di tempo ne rimane per farne ciò che vogliamo di quello che vi troveremo oltre. L’indugio è lo spavento definitivo, il terrore che ci blocca dinnanzi alla bellezza della bufera e della tempesta, del mare in tormenta che scardina le mura d’una cella, del vento che cancella la calma piatta delle liturgie spente, del quotidiano vivere senza vita. «- Molina, c’è una cosa che devi metterti in testa. Nella vita dell’uomo, che può essere breve e può essere lunga, tutto è provvisorio. Niente dura per sempre -.

– Sì, ma che duri un pochino, almeno -.» (Il bacio della donna ragno, Manuel Puig)


34 risposte a "Radio Pirata 67 (nel bel mezzo d’un gelido inverno)"

      1. Grazie a te per averlo pubblicato! Non lo conoscevo ( ma rimedierò ) e non appena ho letto i suoi versi mi sono emozionata. Solo un vero poeta sensibile può fare quell’effetto alla prima lettura!!! Grazie a te ancora 🤗😘🤗😘

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  1. Sentivo la mancanza di Radio Pirata e l’hai colmata. August Von Platen è stato un grande che oggi non lo ricorda nessuno. Anzi credo che pochi sappiano quando è vissuto.

    Un post ricco di tante citazioni che ci volevano per risollevare lo spirito.

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  2. aprire cancelli, correre a perdifiato verso sogni immaginari vissuti desiderati;

    lasciate spazio per favore a tutto quello che non c’è o che non sapete vedere ma che è la nostra unica ragione di vita: poter essere umano e libero tra essere umani e liberi. Avere ancora un’anima.
    Guardare oltre quella maledetta siepe, siete più capaci?

    Chapeau a vous, Monsieur.

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