In perfetto orario

Corre il treno, non fa un sussulto, scivola sui binari a velocità elevatissima. Il treno corre, ha una livrea brillante, colorata, è pieno, i posti sono tutti occupati, nessuno è rimasto a terra. Scivola sui binari, è in perfetto orario. I passeggeri sono tanti, vogliono arrivare presto, hanno impegni. C’è la TV, il vagone ristorante funziona a pieno regime, pure il wifi è perfetto, il personale di bordo ha divisa autorevole, il servizio è buono. I bambini hanno i loro giochi in rete, gli altri smanettano sui social. Qualcuno legge la notizia: più avanti le traversine sono saltate, le rotaie divelte, forse è un sabotaggio, forse un incidente, l’escursione termica nei giorni precedenti è stata importante. Il treno corre.

È velocissimo il treno, il macchinista non accenna a rallentare, non teme deragliamenti, deve rispettare l’orario, la gente a bordo ha fretta d’arrivare, impegni improrogabili, è quello che conta. Qualcuno, in ordine sparso, mostra preoccupazione, chiede spiegazioni al personale di bordo. Forse è il caso di fermarsi, rallentare, attendere che le squadre di operai facciano le riparazioni del caso, ripristinino la funzionalità dei binari. Il personale in divisa interviene, rivendica il proprio ruolo di pubblici ufficiali, minaccia sanzioni per procurato allarme, digrigna i denti, esprime la durezza dell’ordine costituito, la volontà della regola imperitura. In pochi insistono, la sanzione è inevitabile. Il servizio deve continuare, non si possono creare allarmismi, i toni si fanno concitati, le minacce sono precise, o la smettono o saranno relegati nel vagone in fondo, la gattabuia viaggiante. Gli altri passeggeri, i più, si spazientiscono, chiedono che quelli vengano allontanati, non vogliono perdere un appuntamento fondamentale, togliere tempo alla vacanza per richieste assurde di blocco del servizio.

Corre il treno, non si fa intimidire, il macchinista dà gas. Un passeggero continua, pare preoccupato. «Sei dalla parte dei sabotatori», dice una hostess con durezza, «vuoi fare il loro gioco». Un paio di steward lo caricano di peso, lo sbattono nel vagone riservato. Alla prossima stazione sarà consegnato all’autorità costituita per pene severissime, se l’è cercata, era stato avvertito, pagherà il suo sabotaggio. «Finalmente», è il coro dei più mentre quello viene portato via. In un altro vagone qualcun altro viene allontanato, la sua è protesta solitaria, non s’è raccordata con quella degli altri. Poi il malcontento sale, il personale è costretto ad intervenire per rassicurare che il disservizio sarà risolto: sono finiti i tramezzini al prosciutto, il wifi è più lento. Un bambino piange, il suo gioco in rete si è interrotto, stava per fare il record. Steward ed hostess sorridono, tutto sarà ripristinato quanto prima rassicurano. Ed è così, ora tutto funziona. Una notizia rimbalza, non ci sono operai sulla linea, la ditta di manutenzione ha indetto una gara di subappalto, ancora non si è conclusa, bisogna scegliere il ribasso più alto. Ci sono tempi tecnici, vanno rispettati. Un altro passeggero sommessamente esprime preoccupazione, la velocità è alta. La multa è comminata, si zittisce, non vuol finire nel vagone in fondo. Poi c’è ovazione, dalle cucine i tramezzini al prosciutto ricominciano ad uscire. Tornano i sorrisi tra i sedili, in business class vengono offerte le tartine al caviale, in economy c’è uno sconto del 5% sulle bevande.
Il viaggio ora finalmente è allegro, il treno corre, manca ancora un po’ al deragliamento.