Smarrimenti autarchici
A pallottoliere schierato feci di conto, lo rifeci e lo strafeci, ma non mi venne, che ciò mi produsse assai furonoa grami sensi di smarrimento che pure faccio di numeri mestiere mio. E mi venne che a scontrino di spesa mi ridussi a contezza di non esser a sufficiente autarchia, per gusto sadico di non guadagnar abbastanza, in definitiva mi ridussi a senza merito e presto, ho idea,- che v’è pure ministero preposto – sarò conclamato tale.
E già, perché bel paese non fu sovrano a dire abbastanza mangio di mio, che sessantamilioni non ce la fanno a farsi nutrimento di pane e pasta a grano preciso che non venne da paese a sotto bombarda o d’oltre oceano, nemmeno di fritturina mi posso acquietare, che a stento olio a produzione nostrale ve ne fu ad abbastanza per condimento d’insalatina. Eppure me medesimo è tipo che guarda ad autosufficienza come a valore aggiunto, che si cerca contadino ad ogni dove, ma vivo e vissi a piccolo borgo, mica a frontiera di suburbia di cemento. Ma tale detto paese – ma sarà mio, o forse ci fui spiattellato in illo tempore per errore madornale di cicogna sbronza, il che spiegherebbe financo certe altre cose? -, invece, dice questa è casa mia e qui comando io. Poi si scontra con contraddizione che fu letale ad altro tempo, che chi fa buon prodotto poi pretende che glielo paghi, che se ci ha anche bollettina a prezzo d’orafo, per forza fa così, ma se ce l’ho anch’io detta bolletta, a spesa fatta faccio incetta di tali prodotti di derivazione ignota e lido lontano. Che io poi li vedo a vagare supermercatisti a grande offerta di salsa di pomodoro a centesimo che non vale la bottiglia dentro cui fu infilata, e se c’è scritto, a cubitalità prorompente e tricolore sventolato, che è a provenienza patria, mi vien sospetto che fu fatta a sfrutto braccia a sopravvivenza d’annego.














Che mi pare pure così strano che chi si crogiola di quello vuole probabile annego di chi raccoglie fragola ed oliva un centesimo a cassa, per prezzo che è da disgraziato a sua insaputa, che fece corsa a scontrino leggero con fiato corto che al massimo a quello arriva. Che, insomma, pure quando mangi hai l’angoscia che sei ultimo, ed a scanso d’equivoco, quando sei penultimo, bastoni chi t’arranca dietro a chiedere miserevole compassione, non si sa mai gli venga lo sghiribizzo di emergere d’abisso a misura plateale, anziché infrattarsi nottetempo a scanso d’occhio indiscreto – dopo miracoloso aggrappo a scoglio salvifico – a calduccio di serra per schiena spezzata ad libitum, a favorir grande sovranità di desco.