La scoperta dell’acqua calda, ovvero l’alternativa a fave e vino.

E al fine venne incredibile scoperta d’acqua calda che tale mi pare fu esternazione lucidissima che dice che migrante parte causa mercenario. Eccerto che così fu, che se c’è mercenario c’è guerra, ma anche è vero che mercenario è tale che fece guerra a doblone di concessione di potentato, sia stato grande e grosso che multi iper sodalizio di caveau pienissimo per ulteriore riempimento a sfrutto popolo e terra fino ad esaurimento scorte. Pure, se pago mercenario, non paio troppo ad interesse se c’è vittima collaterale, e vittima collaterale non c’è solo se questa scappa.

Pure è vero che potentato non è uno solo, taluno altro si conosce bene ma non si dice che stimola PIL per acquisto di bomba a fabbricazione civile per milizia non proprio autorizzata e dittatore vampiresco. E poi se c’è guerra pare che gente scappa che non ha ombrello adatto a protezione di bomba che è cosa che fa stupore e pare complotto di Spectre. Dunque, se voglio che non parte prendo ad orecchio preciso potentato e gli dico ora basta che se no faccio che ti metto a far pulizia forzata a discarica di suburbia e ti sequestro bene per pagamento di mercenario.

Mercenario non si paga per ammortizzatore sociale che creo posto di lavoro.Io, se voglio che s’aggiusta rubinetto d’acqua calda non chiamo mercenario ma idraulico, anche se l’ultimo che chiamai si prese soldo che parve mercenario che va a far guerra. La prossima volta mi faccio tutorial di riparazione e sistemo da solo tubatura ad avanzato disfacimento.

Stavo facendo divagazione che, mentre banca soffre, – che non ci sia legge d’eutanasia per limitare sofferenza mi pare cosa poco civile a caso specifico – mi capitò a ricordo recente che taluni mi strinsero e mi fecero a persuasione che era ora di andare a provare ristorante di cosa tipica che fa collezione di stella di firmamento. Che ci andai a ripetuto sollecito e ad accusa di asocialità, che la prossima volta me la prendo a capo cosparso di cenere tale accusa. E mangiai per pagamento con tasso di mutuo a strozzo, cifra da capogiro da far nutrimento a profugo a centinaia. E mi venne servito piatto grande quanto portaerei che recava a colorazione di fondo ipotesi d’essenza di purea di fave quale tradizione volle chiamarsi macco. Io se la tradizione volle così non lo so, ma fu tradizione negletta ch’io non conobbi. Poi, a beveraggio, sempre per cifra di PIL di paese a disperazione, mi fu concesso disseto assai parziale con tal ipotesi di vino che colorava appena fondo di calice che a dimensione pareva betoniera. Io, asociale contro modernità e spesa social, decisi per fare concorrenza precisa a siffatta prosopopea di esaltazione del gusto e misi a mollo a giorno prima trecento grammi di fave secche. A giorno dopo, a pazienza di certosino, le sbucciai una ad una, poi, dopo soffritto di cipolla, le versai con acqua precisa a pentola per cottura lunga sino a sfaldamento che accompagnai con altrettanta acqua che non s’asciuga tutto, sale quanto basta. Poi versai a piatto ancor caldo la purea ottenuta a sfamar tribù, detta – questa si – macco di fave, con trito finissimo di prezzemolo, due foglioline esatte di menta e filo d’olio.

Aggiustai pure di peperoncino arrabbiato a guisa arma di distruzione di germe. Accanto fetta di pane su fetta di pane con olio di mistero assoluto per profumo a ritenzione. Pure mi ci bevvi sopra vino rosso che sa di sale e terra che non fu capace a farsi imbottigliare, ma che tinse budella in modo irreversibile e non solo fondo di calice. Tanto più che io non ebbi calice mai e mi feci a svuotar damigiana con secchiate di bicchierozzo preciso di cantina.

E mi venne da pensare che tali che fanno guerra e profugo a milione di milione, morto ammazzato e d’annego ad ogni dove, che pensarono a sfrutto schiavo e ad arricchir banca che esplode, mai si fermarono a farsi macco di fave con vino giusto. Che se a quello avessero teso, e non a farsi carnefici d’umanità, se taluno rischia annego lo vanno a prendere per desiderio profondo loro che è quello di condividere fave e vino.


8 risposte a "La scoperta dell’acqua calda, ovvero l’alternativa a fave e vino."

  1. Quoto le fave come energia del futuro: le potenti flatulenze che possono sviluppare, sarebbero in grado di alimentare metropoli con milioni di abitanti. E sono sicuro che, dichiarazioni contro i mercenari che ci riempirebbero di immigrati, per fare si che questi ci consumino tutte le fave, hanno un fondamento. Dal momento che anche l’Italia mantiene embargo contro il petrolio russo.

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