Al cospetto del grande tramonto

“Il sole già cade a piombo; tutto ora è sospeso e turbato, ogni moto coperto, ogni rumore soffocato. Non è un’ora d’ombra, né un’ora di luce. È l’ora della monotonia estrema. Questa è l’ora cieca; questa è l’ora di notte del deserto. Non si distinguono più le rocce tarlate, tigna biancastra fra la sabbia… Non c’è più né cielo né terra” (Giuseppe Ungaretti)

Pare che finì infinita kermesse che elevò il dibattito delle patrie armate sponde, che fu di grandissimo stimolo per riflessioni d’altro livello che non si videro a quotidiano.

Che ora ci tocca di tornare a cose futili come guerra – che parve una sola che altra non conta pure se a numero e vittima di peso diverso – e spaventoso cataclisma, che fu fortuna ch’ebbimo giornalistume illuminatissimo che relega a trafiletto argomentucci ancora più terra terra quali muoio di freddo per senza casa, m’ammazzo a lavoro per non arrivo a fine mese e, mi dice grande governatore di gioco a parallelismo con stato democratico, ch’è cosa assai disdicevole che alzo stipendio. C’è certezza che taluno meritevolissimo dà ascolto a consiglio di grande e raffinatissimo acume.

E c’è finalmente presa di posizione che ricchissimo trema più di disgraziato davanti a giustizia feroce che è a rimprovero che fece solo ciò cui fu avvezzo e educato che è rubo a quattro ganasce. Povero, del resto, se è ad arresto, si fece vitto e alloggio ad hotel cinque stelle a spesa di stato democratico, mi pare di capire. Pure, in fondo in fondo a giornalettume, tra necrologio ed annuncio d’asta per immobile un tanto al chilo causa fallimento, ci trovo cosa come disastro d’ambiente per cambio di clima, siccitosa campagna al freddo e al gelo. Fa spicco a buona notizia e somma letizia a ripresa di rimbalzo d’ogni prima pagina che mammasantissima si fa buono buono che cattivone fu ad arresto inaspettato, e pure si deve a sottolineo per digrigno di dente fatto che avviene sbarco di miliardo più, miliardo meno di clandestino per colpa di barcavendola di ong. Insomma, io, quasi quasi, pure se non ne vidi nota nemmeno notarella, mi auspico grande kermesse a durata illimitata, che tanto notizia a come si deve è e rimase a ricerca d’ago in pagliaio.

“Lo spettacolo è il brutto sogno della società moderna incatenata, che infine non esprime che il suo desiderio di dormire. Lo spettacolo è il custode di questo sonno.” (Guy Debord)


7 risposte a "Al cospetto del grande tramonto"

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