In detti tempi grami che a morto d’ammazzo si risponde con ne ammazzo abbastanza di più io, con bomba e con quel che ci pare, che fummo sotto assedio da torme di barbari di ferocia inaudita ch’è meglio si faccia annego di tutti loro in un sol boccone di Scilla e apoteosi di vendicative fauci di Cariddi. Pure c’è morto ad ogni dove ed io non capii bene se oggetto del contendere è vero quello, oppure ve ne fu altro assai più sottile.
Che data sottigliezza mi sfugge, che a dibattito elevatissimo io non potei prender parte nemmeno a ruolo di sgambescio per dir la mia sottovento che nessuno m’ascolta. Per quello occorre vocazione d’ingegno autentico ch’io non ebbi a nessun fatto, che fui d’intelletto munito a far concorso a ribasso per numero di neuroni con cozza attaccata a scoglio ad aspirar salsedine e basta a marea più bassa. D’altro che non fosse sale non mi feci abitudine d’aspirare, che lì, proprio a confine di terra malferma d’isolata insularità con continente blu, mi feci natale a mio malgrado, che se avessi scelto mi sarei pasciuto di salotti buoni ed intellighentie superiori.








Ciò non mi fu dato d’anagrafica precisa e scarsa propensione a brigo d’azzardo e sgomito per esser altro a diversità di tal nessuno che non fu altro che tale. E, dunque, non mi fu facile comprendere livello sottilissimo d’analisi e scontro, ad arma bianca e ventaglio di nero munizionamento, tra strateghi di destino del mondo, che mi parve altro oggetto del contendere. Che se morto è d’ammazzo preciso a sparo autentico, o d’annego, a finir sotto ruspa selvaggia, o d’esposizione a freddo o caldo, fame e sete, io che sono semplice di pensiero, mi vien da pensare che a causa di tutto c’è che faccio scelta a quanto conviene a doblone di pagar salvezza di vita piuttosto che mezzo di sfruttamento, fabbrica d’inquino a soccombere di pianeta, bomba a faccio pulita la piazza. Insomma, fu che m’accorsi che non ci arrivo a ragionamento preciso, che mio intendere è di profilo basso e chiacchiera ispiratissima mi parve, ad obnubilazione mia per ignoranza capitale, – e di capitali – rapimento di vil secchia. E se riscontraste in parole lette riferimenti a cosa e persona varia di reale esistenza, si sappia che fu solo ché mi scappò così, giammai ci arriverei da solo.














“Vorrei cantar quel memorando sdegno
Ch’infiammò già ne’ fieri petti umani
Un’infelice e vil secchia di legno,
Che tolsero ai Petroni i Gemignani.
Febo che mi raggiri entro lo ’ngegno
L’orribil guerra e gli accidenti strani,
Tu che sai poetar, servimi d’aio,
E tiemmi per le maniche del saio.
E tu, nipote del rettor del mondo,
Del generoso Carlo ultimo figlio,
Ch’in giovinetta guancia e ’n capel biondo
Copri canuto senno, alto consiglio;
Se dagli studi tuoi di maggior pondo
Volgi talor per ricrearti il ciglio,
Vedrai, s’al cantar mio porgi l’orecchia,
Elena trasformarsi in una secchia.”
(Alessandro Tassoni)
Mi è piaciuta molto la versione di Lullaby di Garner!!!
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Bella, si 🎶
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Bellissime immagini, oltre allo scritto, se sei duro di comprendonio tu….è proprio finito il mondo!
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Ti pare messo bene?😄
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Il mondo è messo malissimo, ma io continuo a mantenere una fiduciosa speranza nel futuro, nella vita e nelle persone!
Altrimenti sì che è finita davvero! 😄
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La speranza è magnifica ancora nella tempesta
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Poi dobbiamo fare del nostro meglio per le nuove generazioni!
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Mi sa che le abbiamo riempite di cambiali in bianco.
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Bello tutto sassolino come sempre d’altronde ma…..non mi pari un duro di comprendonio😀🌹
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Non fidarsi mai delle apparenze😄
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Dai……
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👌👌
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