Giornata della dimenticanza

D’ultimi tempi quell’altro me che s’affanna di quotidiani furibondi, mi tiene assai lontano dal gradito passatempo della mia bloghettola (sintesi di cosa di rete e bettola per quattro chiacchiere tra amici con bicchier di vino). Che cerco pure di leggere tutto, pure se tempo per risposte me ne rimane assai poco. Stamane, mi capita, costretto a poco movimento causa parainfluenzal declino, di buttar occhio ad un paio di cosarelle che gradii, d’un paio di blog che seguo con interesse: eccovele qui e qui. Poi vado un tanto di musica.

Insomma, che s’avvedono di cose luttuose ad idem sentire che d’altri tempi pure io parlai di fatti analoghi. Ma faccio mia parte che aggiungo un tantino a riflessioni già pregiatissime e la prendo alla larga. Mi feci, ad età scolastica, soprattutto a periodo di media, partecipazione ad attività educativa con metodologia che pareva un tantino segregazionista. Era d’uopo costruzione di classi su basi non proprio pedagogissime, ma erano altri tempi pure se non più medioevo da qualche frammento di secolo. Nella classe mia c’eravamo quelli messi male in arnese. Non me li ricordo tutti, qualcuno si, non di nome ché a certi ambiti non val la pena sottolineatura anagrafica e io, nessuno per scelta consapevole, ne trassi allora pieno convincimento. Il mio compagno di banco – figlio di tal contadino che era a pestaggio istituzionale per manifestazione non gradita a spesso e per protesta di condizione di morto di fame a schiena china e artrosi precoce – parlava a balbuzie e pareva che aveva manciata di ceci in bocca. Allorché interrogato sbiascicava sillaba confusa e compito suo si faceva carta straccia a tempo niente. Tale altro, a banco attiguo, era a soglia di servizio alla patria e di lui poco si sapeva giacché svolgeva a ristorante fuori porta servizio di lavapiatti sino alle tre del mattino e poi, dopo attraverso campagna su campagna con motobecane a sganghero di scarburo, convolava a giusto sonno su banco d’obbligo scolastico per intera mattina.

C’era poi la fila, ch’era novità recente per incedere di modernità, di ragazze a grembiule nero, a precisa distinzione a classe mista ma non troppo. Una di tali, di cui ho memoria solo per capigliatura rossa e silenzio imperscrutabile, era a padre ignoto e madre di mestiere antico. I miei insegnanti – e nemmeno di loro ho memoria di nome alcuno – erano assai poco a propensione a strategia pedagogica d’alto profilo e lettura di lettera a professoressa, piuttosto a righellate su nocca. Pure erano d’età avanzata a pensionamento precoce e dietro l’angolo, che ne cambiavamo a blocco d’anno parecchi in coro. C’era volontà di sorta d’appartheid non codificato. Ma, a far due di conto, che poi divenni coso, per legge di contrappasso, che fa matematica a creatura, tale attività, a faccio elenco separato di buoni e cattivi, mi parve che continuò a mentite spoglie. E allora eccovelo il conto per l’anno che se n’è andato, che ogni anno si ripete, semmai s’amplifica: morti in carcere 203 di cui 84 per m’ammazzo da volontario; sono a morto di lavoro circa un migliaio; circa 1.500 è il migrante che s’è fatto un nome anonimo d’annegato e cibo per pesce; 120 sono le donne femminicidiate; 367 morti senza tetto; sono 4.400 all’anno quelle che si sono sniffate un bel po’ d’amianto a ciclo produttivo preciso ed antico per mancata bonifica, e tutti parvero senza nome che d’altra categoria ce ne sarebbe da raccontare. A tirar le somme pare selezione bancaria che crea scompenso cimiteriale, roba che Darwin si sbagliò di grosso ed io, che non sono che nessuno, altro non aggiungo, che m’andò bene. Ma fra tanta giornata di lutto, la giornata per lutto di perdita d’Ultimo Ignoto a paese civilissimo, non sarebbe d’istituzione gradita?

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24 risposte a "Giornata della dimenticanza"

  1. Lo Stato criminale ! Ho avuto molto a cuore la faccenda delle carceri e ho sostenuto e partecipato attivamente affinché lo stato di flagranza di reato (stato) fosse evidente ( antiCostituzionale ) . Sostenevo il partito radicale e in particolar modo Pannella in questa sua battaglia . Ultimi barlumi di civiltà politica.

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  2. un giorno di memoria è paglia bruciata per illudere calore. C’è più ipocrisia che umanità e questo è sintomo di un mondo moribondo che ha perso le coordinate della vera partecipazione al sociale. Rimettiti presto in salute!

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  3. A furia di far giornate dedicate sembra che si siano perse di più memoria e attenzione e aumentata l’indifferenza. Io farei una sola Giornata dedicata, quella al diverso da sé, che questa qui mi sembra ci coinvolga tutti e che se te ne prendi cura qualcosa un po’ simile alla pace forse possiamo pur vederla.

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