Auguri alla polvere (che ancora ce n’è)

Che si fece fine vita pure d’anno nefasto, che fu abile solo a costruire enorme tappeto a consuetudine di archiviarsi sotto polvere che nemmeno bidone aspiratutto pare a capacità di levar di torno. E io mi faccio latore a postino preciso di auguri a fatto che diventa polvere a nascondere proprio sotto quello di trama finissima ed ampio contenuto.

Auguri, dunque, che facciamo ad inizio per donna di paese vario, che a citarne un paio come Afganistan e pure Iran, mi pare faccio sconto per difetto. Che quella donna, a massacro che non rispetta regola sacra, è a furor di popolo sano d’Occidente grande vittima di iattura integralista, ma stesso popolume a civiltà elevatissima spolvera detta donna collettiva sotto tappeto ad arrivo di prima bolletta, ch’è questione di priorità. Pure fece a grande scandalo che finì vita di povere ragazze a reato gravissimo di capelli sciolti, ma sotto il tappeto furono a più di cento donne ad anno andato di nostro paese a sommaria esecuzione di tribunale d’unico maschio ché non si fecero a comportamento adeguato.
Auguri a lavoratore d’ogni tribù, che come scarafaggio fa a nasconderello sotto tappeto, che fece grande stadio a simil fatta d’arena per gioco ad esultanza di gente civile, convincimento diffuso per spartizione a pioggia di sacco di dobloni che fecero come scopa a spazzar via ricordo di morto ammazzato a 6500 per godimento e sponsorizzazione.
Che già in altri anni pare c’è poco spazio sotto il tappeto, che quello passato è stato anno, come dissi, di grande ordito, che dunque non manca posto per altro morto ammazzato a scritto di lavoro, non di paese a medioevo per consuetudine di mostrar spettacolo come arena, ma a tiro di soffio di naso nostro, che furono quasi 700, e manco ci fu divertimento di palla che rotola. A loro augurio mi pare non serve granché, ma lo faccio a congiunti d’essi, che anno nuovo – ma pare difficile assai – venga a far giustizia. Per ora, loro, come congiunto spacciato, fanno solo granello ad affollare rifugio di tappeto.
Auguri, augurissimi, a chi scappa, a chi fugge da ogni guerra, – che pare oggi ce ne sia una sola a degno accoglimento a sgomitar per partecipazione – auguri a tutti i disertori, a chi fa di vita priorità pure a costo di stessa vita, ad imbarco per rischio d’annego, per non morir di bombarda, d’amputo testa, impicco per scarso rendimento a religione, fame e sete. A tutti quelli che ci provano, auguri, pure se quando non ci riescono sono solo polvere anch’essi, a riempir di sotto il tappeto. E se ce la fanno a farsi congiungimento a Porto Salvo, sono a pubblico ludibrio, causa d’ogni male, financo d’orticaria e fastidio per sabbia nelle mutande.


Auguri pure a quei due o tre che si diedero a razzia sotto casa mia di povera e miserabile bottega, senza ricavarne altro che danno di catenaccio logoro. Auguri che non ebbero a trovar nemmeno centesimo, ma ci fu coro collettivo ad invocar per loro taglio di mani e ghigliottina a pubblica piazza. Finiranno sotto il tappeto, a cella di galera a prestissimo, che ad ultimo tentativo di scasso a poco centesimo si scordarono cellulare a bancone di panificio. Questo è destino che a loro tocca, che non si fecero università prestigiosa a imparar a prender tangente milionaria, ma risposero con sbaglio di scasso ad altro disgraziato a diniego collettivo di ci hai ‘na sigaretta dammi cento lire. Si fecero metafora elevatissima, mentre diventavano altra polvere e a loro disgraziata insaputa capro espiatorio, di guerra d’ultimo contro ultimo a saziar la pancia di padroni del vapore.
Auguri al mio mare, che stamane mi guardava a sgomento e pareva che mi chiedesse perché c’è desiderio di far assembramento a fondale suo di poveri cristi, che lui se li prende che altro non può fare, ma dice lui che non è tappeto, non pretende polvere a gonfiarne l’onde.
Auguri a tutti quelli, tanti altri, che fanno polvere sotto il tappeto, ma anche a chi passa da qui, per caso o per volere, ed auguri pure a me, che mi saluto l’anno con poesia che mi parve giusta, e che rendo a desiderio di condivisione,

Pace non cerco, guerra non sopporto
Tranquillo e solo vo pel mondo in sogno
Pieno di canti soffocati . Agogno
La nebbia ed il silenzio in un gran porto
In un gran porto pien di vele lievi
Pronte a salpar per l’orizzonte azzurro
Dolci ondulando, mentre che il sussurro
Del vento passa con accordi brevi
E quegli accordi il vento se li porta
Lontani sopra il mare sconosciuto.
Sogno. La vita è triste ed io son solo.
O quando o quando in un mattino ardente
L’anima mia si sveglierà nel sole
Nel sole eterno, libera e fremente.

(Dino Campana, Georgia O’Keeffe “The Beyond”)

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56 risposte a "Auguri alla polvere (che ancora ce n’è)"

  1. L’ha ripubblicato su miglieruoloe ha commentato:
    Scrive come un pazzo e, ambizione vana, non è mio amico. Il che costituisce una contraddiizone in termini. Il pazzo vero in effetti sono io che non lo frequento e troppo tardi mi sono accorto di lui. Abbiamo cominciato dal meno, una pallida collaborazione mensile a tre. Ma si sa che da cosa nasce cosa. Grazie Giovanni…

    Piace a 1 persona

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