“Non c’è progresso fermo e irreversibile in questa vita; non avanziamo per gradi fissi verso l’ultima pausa finale: attraverso l’incanto inconscio dell’infanzia, la fede spensierata dell’adolescenza, il dubbio della gioventù (destino comune), e poi lo scetticismo, e l’incredulità, per fermarci alla fine, maturi, nella pace pensosa del Forse. No, una volta arrivati alla fine ripercorriamo la strada, e siamo eternamente bambini, ragazzi, uomini e Forse. Dov’è l’ultimo porto da cui non salperemo mai più? In quale etere estatico naviga il mondo, di cui i più stanchi non si stancano mai?” (Herman Melville)
Che questa è terra che di bellezza fece sua condanna inesausta, che di figli che sono suoi e che tali si sentono, farà per forza a meno, che non c’era scampo a partenza. E come fratello, padre, madre, sorella, Lui è a sommo d’arguzia di sapere, di temere destino d’altri prossimi, che ad esorcismo esatto dell’io so, sostituisce il non dico che sarà strappo furibondo, mancanza di vertigine. Questa è terra che di bellezza fece condanna suprema, che mai vi fu a goderne senza patimento estremo di chi seppe coglierla. Fu terra che accolse pure chi non meritava accoglimento, che ricambiò cortesia d’ospitalità con violenza di fare sorprendente d’inumano. Quelli rimasero, a perpetrare l’orrore della trasformazione d’abbrutimento. Chi seppe che doveva stare a goderne non ebbe strumento di sopravvivenza, quale esiliato dovette muoversi a cercare tesori d’effimero, porto salvo, come per veleggiare di barcaccia fenicia di pescatori di tormente, rossi di sangue e di porpore di murici. Terra che respinse i suoi figli d’altra sponda che Lui voleva salvare da deriva. Talora, Lui se ne fece carico, ch’è dato meglio una sofferenza d’istanti, tra le braccia di sale generatore che l’orrenda, eterna, reprimenda dei vivi già morti, ad accusar d’essere nati a sponda diversa da quella data per giusta. Questa fu, è, sarà terra che fa a prezzo di strozzo prestito di bellezza, e pretende pagamento esoso per essersene imbattuti a coincidenza d’esservi nati.















E quelli che vi giunsero non furono accolti se non per essere vilipesi, quando non vi giunsero armi in pugno, a dettar legge del più forte sono io, che detti vennero blanditi. Ed altri che noi fummo andarono e non si fermarono se non per voltarsi a riempire ogni vena, ogni arteria, il più piccolo capillare d’eterna, infinita nostalgia. Eppure fummo noi a dire nave non salpa a salvar vite, a far ciò che serve a nave che si fece varo, abbracciare altre terre, altre genti, sollevare da flutto, e non per cima tesa ad ancoraggio a porto salvo per bufera, ma per diktat a rifiuto di sguardo a specchio.
“che ricambiò cortesia d’ospitalità con violenza di fare sorprendente d’inumano”. Ecco, quella cortesia d’ospitalità che diventi gratitudine di vita e largo accoglimento
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Che sarebbe a rinnegare che non s’avanza per gradi, che forse v’è spazio per qualche forma di progresso umano.
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ma tu proprio oggi che ho una nostalgia pazzesca dell’infinito blu mi posti foto di mare e coste così nitide da fami venir voglia di tuffarmici?!
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Eh, mi sono scappate così, pure fecero schiuma. 😀
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😄😄 l
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Un giorno il mare si ribellerà e sommergerà tutta la disumanità del mondo.
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Secondo me ci pensa già. Aspetta il momento giusto.
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in un solo post quanta bellezza! certo che quel love ship è un incanto
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Già, grande musica che solo barche giuste sanno suonare.
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Un post meraviglioso arricchito di immagini bellissime e altrettanta bella musica degna di un intenditore come te, complimenti per tutto 🥀🥀🥀
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Grazie, grazie, grazie!
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che belle immagini… piene di essenza blu…
“Dov’è l’ultimo porto da cui non salperemo mai più?”
bella domanda…
forse… qualcuno riuscirà a scoprirlo…solo vivendo!
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Ci tocca di farlo, per desiderio di scoperta.🙂
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NOn è lontano il momento in cui il mare si riprenderà la Giustizia violata per troppo tempo, perché l’umano non è degno e non sa capire, non sa vedere. La Natura non tiene conto degli esseri che non la temono e che non sanno proteggere e curare i propri simili. E quando farà il suo corso, renderà il mondo libero e pulito e lascerà solo chi è degno di contemplarla.
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Il mare aspetta il momento giusto, è lì che aspetta, che per lui il tempo degli uomini è infimo istante.
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Sì… il mare si rende conto che ci siamo solo quando lo imbrattiamo; è paziente, ma sa essere anche inclemente e giusto.
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Terribilmente giusto, ferocemente giusto. Meravigliosamente giusto
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