Che se passi giorno a tortura di disbrigo pratiche, con lotta ad ultimo sospiro con burocrate vario, a caldo che pare forno acceso, ti viene voglia d’altra stagione, che io quella riciclo.
“D’altro me talora faccio a meno, ch’egli è impelagato, quale Atlante, a sostenere destini del mondo, che così pare s’è convinto, che non sposta virgola, nemmeno a pareggio gioca partita, meglio sarebbe facesse briscola pazza, con risultato a perdere. Pure si scorda che c’è orizzonte a merito d’esplorazione e visita, che a convincimento non gliene avviene, o se pensiero lo sfiora, d’abnegazione si fa reietto. Vado di musica a parziale conforto.
Che talora, fortuna volle, si distrae, si fa dimentico di mission impossible, e io approfitto per lusso autentico di scivolamento a sud, dove lo scoglio si espone a schiaffeggio, per vento, tempesta e spavento, che il mare regala a testimonio di sua vita.

Non capitò giorno a fuori stagione che la distesa non rizzasse pelo a schiuma alta, non si facesse a dispensario di sale ad ogni angolo, pure con bufera ad ausilio. Che ci fu, dapprima, sgomento per reiterarsi di gesto, poi sublime approvazione, che calma piatta appartiene a turistume di fine settimana, è da bum bum su spiaggia appinguinata, non certo è ricomposizione di genia antica, abbraccio di vertigine. E mare e cielo si confondono in tutt’uno a color di piombo ed azzurro, ad inseguirsi per forma d’arabesco raffinatissimo e cangiante, disegno appare d’argento e oro, talora, a sbirciar di sole tra coltre di nuvola, sale e rena levati da libeccio, a screzio di rosso che pare sangue di mille mila anni. Cornice vi fu di suono antico, voce di sirena, ululato di lamantino, gemito di gabbiano, brontolio di tuono. Odore c’è di posidonia a far da piatto ricco mi ci ficco ad uccello di ventura.











Che al largo cima di barca non s’arrende a deriva, getta prua a decisione contro fortunale per approdo a sicurezza, che tien di conto pure che quello non arriva con scialuppa armata all’evenienza, occhio al cielo per pietà di porto salvo. Chiglia racconta storia d’abisso tormentato, è memoria d’uomini e uomini che ad abbraccio resero omaggio a sfango di pelle. Che ora è a giubilo se taluno verifica che il mare è abisso di profondità inesplorato, si fa cibo per pesce che splende a ristorante a tutto firmamento per proclama di superiorità del cannibale ad urlo di “a casa loro”.’
Esco confusamente sconvolta da questa lettura, ma le immagini mi hanno chiarito un po’ le idee ed il resto mi ci ha accompagnato dentro.
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Allora è stato un viaggio, non un trasbordo turistico 🙂
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NO, di turistico non aveva nulla; un viaggio per mare fra flutti e rollii e un po’ di risacca, fra uno scoglio e l’altro, ma a puntare verso il largo, in prevalenza. 😀
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Per forza, ché in prossimità d’orizzonte solo c’è sorpresa di scoperta d’inatteso.
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E andando al largo si può prevedere solo la sorpresa di incontrare l’ignoto; mica bazzecole e mica cisquiglie! Remando di prua e sonnecchiando di poppa, planando sulla tavola piatta delle lunghe, placide bonacce spente, fra un ronfo e ronzio e dedicandosi al silenzio della risacca, magari.
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Controindicazione gradita, c’è scritto sul bugiardino di bordo.
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A volte le controindicazioni sono un invito a trasgredire, ma i bugiardini non li legge più nessuno, che sennò si spaventano e non sperimentano più le cure di finta libertà. Vanno avanti a navigare a vista e senza bussola, così come fa un razzo sparato a caso e senza sapere che serve per individuare i dispersi, e non per portarli in salvo, per dire…
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Ma ci sono bugiardini su cui troviamo scritto quello che ci pare, come quello che indica una rotta che non è sulle mappe. 🙂
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Sono i bugiardini che ci si scrive quando si fa il gioco del “facciamo finta che” e con quelli si può andare dove ci pare, seguendo le rotte che ci aggradano, è vero. E nessuno ci raggiunge, che non sanno dove si va. E nemmeno si sa se si torna.
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“Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l’andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all’orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l’illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama Desiderio.” (Henri Laborit)
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Molto vero e molto bello! Sperimentato, tra l’altro. Confermo che le rotte ordinarie non danno la minima parte delle emozioni e soddisfazioni delle rotte “alternative”. Io seguo l’alternativo ed il rischioso; l’obiettivo è vivere, non sopravvivere.
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Ottimo Mingus! 🙂
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Sempre grande.
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Sì si esce dal turbinio qui….
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Per forza.
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. . . Politically INCORRECT with Bill Maher (1993)https://youtu.be/f8EhQXqoc8I
Fight for SANITY & HONESTYIN THE MEDIA !!!
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• 2002 • POLITICALY INCORRECT Show cancelled . . .
Bill Maher on Larry King Liveafter “Politically Incorrect” was cancelled …https://youtu.be/Ksezhy1n1ZQ
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A guardare il mare si scopre la vita intera, tutta quanta. Forse è una suprema fonte di saggezza.
Il post mi ha trasportata lontano, proprio dove vorrei essere ora.
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Sono contento ti sia piaciuto e ti abbia regalato questa sensazione di viaggio.
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