Confederazione a perdere

Credere di essere “uno” che fa parte a sé, staccato dall’incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un’illusione, peraltro ingenua, di un’unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot ed il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone. Il dottor Cardoso fece una piccola pausa e poi continuò: quella che viene chiamata norma, o il nostro essere, o la normalità, è solo un risultato, non una premessa, e dipende dal controllo di un io egemone che si è imposto nella confederazione delle nostre anime; nel caso che sorga un altro io, più forte e più potente, codesto io sposta l’io egemone e ne prende il posto, passando a dirigere la coorte delle anime, meglio la confederazione, e la preminenza si mantiene fino a quando non viene spodestato a sua volta da un altro io egemone, per un attacco diretto o per una paziente erosione. Forse, concluse il dottor Cardoso, dopo una paziente erosione c’è un io egemone che sta prendendo la testa della confederazione delle sue anime, dottor Pereira, e lei non può farci nulla, può solo eventualmente assecondarlo.” (Antonio Tabucchi, Sostiene Pereira)

Ad essere possessione di confederazione d’anime io non mi sottraggo, pure come farei ad essere contraltare di pensiero di siffatta elevatissima teoria? Ne riconobbi financo alcune di dette anime sin da che ebbi facoltà d’intendere e volere, che m’ero appena attrezzato di denti da latte. Un paio furono d’inizio – sempre anime, dico, non denti da latte – che poi si fecero a moltiplicazione. Talune, a radicalizzarsi d’originale, vennero fuori da quelle, che parevano escrescenza ectoplasmica; tali altre furono a nascita di sintesi tra differenti, orripilante incrocio tra oche di Lorentz e cani di Pavlov. E questo è quanto, che divennero ciurma numerosa ed io solo contenitore d’essa, nave espropriata. Semmai fui a problema d’aggiunta che nessuna di quelle ebbe a vocazione di far io egemonico, ad interesse di metamorfosi a guida convinta. Se ve ne fu una che, a scapito d’altre – o per intendimento d’altre, direi, meglio – si fece a virtù condottiera, fu solo per distrazione a gioco di resto d’equipaggio, che abbindolò l’ultimo a donazione di cerino in mano.

Così quella, anziché prendere redini e timone, passa tempo suo, pure il mio che ne fui coinvolto ob torto collo, a ciondolare distrattamente sulla tolda, ipotizzando di non farsi notare, a che altra anima si distragga, sì da scaricare su quella la patata bollente di indirizzo giusto di prua. Che le mie son anime oziose, cialtronesche, dedite più alle libagioni che a seria attività di cabotaggio, per vocazione di nullafacenza, a mal disposizione per indole di comando. Neppure sono compiacenti a delega, esse disdegnano comando per sé stesse, detestando chi se ne fece portatore insano proponendosi a metamorfosi d’esistenza.

Così traggo linfa vitale da conflitto non per prender potere, bensì per evitarlo, ignorarlo, annichilirlo, declassificarlo o, secondo dei casi, derubricarlo a facezia. Fu corsa a mio intimo ad arrivar ultimo, a rendermi irreversibilmente invisibile oltre linee d’orizzonte, che la ciurma ha pensiero attivo nel non guidare la nave, attende solo sorpresa di approdi per deriva che è a decisione di corrente a sballonzolare chiglia di robustezza sedicente.

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12 risposte a "Confederazione a perdere"

  1. Ah la deriva delle anime! Non c’è condizione più goduriosa di anime che rinunciano alla lotta di potere, per consentire al corpo di galleggiare piacevolmente, verso lidi che soddisfino l’insaziabile curiosità che ci affligge sin dalla nascita.

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  2. citazione di Tabucchi eccezionale (e dimenticata, ahimè).

    certo, esistono anche coloro nei quali la lotta per il potere delle diverse anime interne non avviene, e ciascuna si avvicenda al comando della nave, imprimendole al momento la direzione che preferisce.
    l’alternanza può avvenire in modo più o meno pacifico e ci sono anime maligne che contano particolarmente sui sensi di colpa.
    ma, tutto sommato, ne esce una navigazione divagante, che ha un unico tratto condiviso: l’improvvisazione, che solo ai maldisposti potrà sembrare incoerenza.

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      1. Sì, capisco il problema, se di problema si può parlare. 😀 Occorre dare loro modo di dire la loro, perchè altrimenti si potrebbero risentire; c’è chi non ambisce a farsi sentire, ma altri se vengono soffocati, potrebbero risentirsi… qualcuno rimarrebbe profondamente amareggiato, probabilmente. 😉

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  3. Sei un essere piuttosto raro; ti rendi conto, vero? In un mondo fondato sulla competizione, sull’arrivismo, sulla smania di esserci a tutti i costi, a te non interessa sgomitare… e sei sincero a quanto pare, perché lo si sente. Offri qualità, ma non te ne vanti. Qui si scrive in un sano clima collaborativo; uno scambio divertente che non definisco oltre per non fargli perdere valore. Sinceramente felice di averti trovato.

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