Manca poco alla partenza di “Le Vie dell’immaginario” a Modica (RG). Già tante le adesioni di artisti e associazionio, tra questi: Aldo Palazzolo, Alberto Refrattario, Teresa Miccichè, Galleria “Fermata d’Arte”, Giuliana Belluardo, Essegì Stefania Gagliano. Pamela Vindigni. Marco Grifola, Giuseppe Pitino, Antonella Giannone, Grazia Ferlanti. Vi ripropongo la presentazione dell’iniziativa, e se siete da quelle parti, o volete andarci, se vi perdete lo spettacolo peggio per voi.
“A che serve un libro, pensò Alice, senza dialoghi né figure?”.
Pensare di trasformare un intero, estesissimo quartiere storico, per pezzi consistenti semi abbandonato, in un gigantesco libro, le cui pagine sono rappresentazioni d’altri libri, “Alice nel paese delle Meraviglie”, il suo seguito immaginifico “Alice attraverso lo Specchio”, capolavori di Lewis Carroll, è pensiero divergente rispetto alle presunte inquietudini della lettura. I ragazzi di Immagina, quando concepiscono “Le Vie dell’Immaginario”, manifestazione annuale dedicata a grandi autori, ribaltano queste inquietudini, le trasformano in piacere autentico di scoperta, gioco, sorpresa. Immagina è già associazione atipica, ne fanno parte cinquanta ragazzi d’età compresa tra i sette ed i diciassette anni, che da qualche tempo animano il quartiere di Modica Alta, giocando a scuoterne le fondamenta, con epicentro nella Chiesa dei SS. Nicolò ed Erasmo, abbandonata, rinata. L’anno scorso celebrarono i cento anni dalla nascita di Federico Fellini, riportando i suoi film tra le strade strette, i vicoli, le ripide scalinate di quel quartiere abbarbicato su uno scosceso costone roccioso. Quest’anno la manifestazione farà la stessa cosa con Alice ed i suoi compagni d’avventura, i suoi incontri, le suggestioni di un capolavoro immortale. Ci stanno lavorando, a partire proprio dal loro quartier generale, perché tutto sia pronto per il via, il 19 luglio.













Il viaggio inizia proprio con l’ingresso alla chiesa oltre il quale sono cinque porte, quelle tra cui deve scegliere Alice, della Paura, della Rabbia, della Noia, dell’Amore, della Razionalità. Si aprono su altrettante stanze, ma solo una consentirà di iniziare il viaggio nel Paese delle Meraviglie. È viaggio che coglie il senso – o forse il non senso – del racconto di Carroll. Alice non sceglie la via breve del percorso chiavi in mano. La manichea distinzione tra bene e male le sfugge, non sembra imparare nulla, appare frastornata. Cammina attraverso un paese di contraddizioni, dove incubi e sogni non sembrano distinti, in cui le dimensioni del tempo e dello spazio si inseguono private della liturgia del consueto.

Il viaggio è complesso, articolato, come nel Nastro di Möbius attraversa il sotto come il sopra, scopre il dentro tale e quale al fuori. Viene smarrita la stessa natura di fiaba, se ne perde la necessaria morale, si trasforma, invece, nella negazione stessa della narrazione quale strumento educativo, che induce a divenire “bravi bambini”, forse “bravi cittadini” ossequiosi, stereotipi d’infanzia “perfetta”. Si trasforma lentamente nel viaggio in una personalità intima ed esclusiva, non a caso si conclude esattamente dove ebbe inizio.












La quinta scenografica di Modica Alta, con le sue invenzioni urbane, l’imprevisto della scena, sembra costruita per questo viaggio, per un necessario monologo interiore. La natura corruttibile delle cose, infatti, ritiene in sé le orme del tempo, che si sovrappongono, si stratificano diacronicamente; la traccia più recente non cancella le precedenti, le opacizza soltanto, per un periodo effimero. Lo stesso tempo gioca con le cose degli uomini e, graffiando via gli strati superiori deposti al suo passaggio, ne scopre i precedenti, in un gioco cromatico che li riconduce ad un unicum narrativo che va oltre il presente. Questa ricerca non può che consumarsi dentro un percorso di riscoperta identitaria, dunque, che si riappropria dei luoghi anche quando il senso d’abbandono appare ad occhi distratti prevalente e fastidioso. Effetto sublime e collaterale di questo cammino, è la messa a fuoco del dettaglio che sfugge a chi è vittima inconsapevole del gioco d’inganno del tempo, a chi ha scelto la disillusione dell’accelerarsi quale pratica quotidiana. Appare, il dettaglio, quale irrinunciabile taumaturgia agli occhi di chi non è irretito dalla consuetudine. “Vi fu sempre nel mondo assai più di quanto gli uomini potessero vedere quando andavano lenti, figuriamoci se lo potranno vedere andando veloci” (John Ruskin), e questo impone il viaggio lento, dentro i silenzi che in una condizione “urbana” e convenzionale non sono previsti, appartengono, semmai – in un immaginario qui smentito – solo a certe valli antiche e remote, ai più fitti dei boschi. Silenzi in cui si avverte profondo il respiro del tempo che è passato, rotto solo da qualche richiamo lontano ed ancestrale che proviene da un luogo indefinito, da dietro persiane serrate su un occhio scuro che spia il transito inatteso, allarmato, forse da scalpiccii desueti, lungo scalinate labirintiche, dentro il profumo di intingoli che sanno di memoria. Si dipanano – pure compiacendosene – le attese lunghe e pazienti, sinché i raggi sghembi del sole d’una certa ora, o qualche goccia di occasionale pioggia, non vivificano le coloriture di vernici dismesse, frammenti di intonaci, infissi scorticati. Dettagli d’umanità senza presenze, che riconciliano con dimensioni perdute, alternative ed ostili al mordi e fuggi, all’unica prospettiva dell’ora e subito. E del dedalo dimenticato, non rimase che l’opera collettiva di popolo e tempo, bellezza che riesce a farsi vanto delle sue rughe più profonde, senza riguardo, invero, per l’estetista. Pure s’arricchisce dei contributi di artisti, ispirati da Carroll, negli angoli più improbabili, che siano vecchie chiese, frammenti d’archeologia dimenticata, ripide e strette salite, cortili. La via degli adulti, la via che i “grandi” hanno già predisposto e realizzato, pare dimenticata, diviene la via di Alice, una strada personalissima di riscoperta.
Ho messo mi piace ma in realtà mi piace molto tutto 🤗
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Grazie per tutto allora😄
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Che bellissima iniziativa! questo è il tipo di intrattenimento turistico che vorrei! Invece abbiamo avuto il Bobo summer cup: per la modica cifra di 80 mila euro abbiamo visto Vieri giocare a padel con altri vip idioti.
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Dev’essere stato entusiasmante.😄. Ti dirò che questi ragazzi si autofinanziano, non ricevono contributi particolari, forse qualche centinaio di euro, e gli artisti, per amore dell’arte e di un quartiere che pensa a quella come occasione di riscatto, prestano gratuitamente le loro opere. Occorre sostenere queste cose ad ogni costo, sono un cambio di paradigma estremamente concreto.
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Mi rincuora sapere che esistono questi giovani!
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Per fortuna sì.
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Bellissimo! Riportiamo l’arte dove è nata: per strada…
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Un pezzetto per volta, fino ad occuparle tutte
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Si…copriamo il grigio!
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Si comincia.
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Daje
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😄
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Quindi, oltre a sbafarti il cioccolato con vino adeguato, ti godi anche queste meraviglie.
Ti invidio.
Complimenti per le immagini, sempre suggestive.
Non vorrei che tu fossi qui, vorrei io essere lì! 😉
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E’ un’iniziativa condotta da ragazzi giovanissimi e merita grande attenzione pure per le implicazioni che questo comporta. Poi è pure casa mia da cui sono spesso lontano.
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Semicit., dall’inglese.
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Che meravigliosa iniziativa!!! Questi ragazzi sono ammirevoli e meritano tutta l’attenzione possibile!!! Sono certa che questo evento avrà un successone!!! ❤ ❤ ❤
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Si, lo spero anch’io, davvero. Lo meritano.🙂
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