La mia cosa preferita

Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”. (J.D. Salinger, “Il giovane Holden”)

E musica, all’uopo, sia.

Che, per tornare all’incipit, m’è pure capitato di leggere una cosa che m’ha lasciato senza fiato e di chiamare l’autore per dirglielo. Anagrafica vigliacca, cicli biologici assai poco attenti alle dinamiche di cultura, al senso di relazione vera, m’hanno ridotto tale fortunata opportunità. Pure non saprei cosa mettere tra i libri che mi porterei dietro, in caso di trasloco definitivo su isola deserta, immaginando di perdere l’ultimo Venerdì. È cosa che cambia, mutevole nel tempo, financo nello spazio temporale di mezza giornata o poco più. Talora mi porto dietro di pensiero trilogie di Musil, Horcinus orca, Alla ricerca del tempo perduto o La nausea, che mi sovvengono in momenti d’introspezione vocata al sacrificale impegno di mente. Talaltra mi ritrovo in mano una cosarella di Jerome K. Jerome o Ricette immorali, pure l’Uomo invaso, che non m’è dato di sovraccaricarmi di categoriche abnegazioni di pensiero, cedo piuttosto al solluchero, al cenno di svago, alla lettura felice di sorriso, qual bicchiere di vino di contadino. Ci sono momenti, persino, che m’affratello a letture di saggi definitivi e vertiginosi, che richiedono lenti d’ingrandimento concettuali, ancora mi compiaccio di cataloghi patinati dedicati ad artisti scomparsi. Mi taccio, dunque, per manifesta volubilità. E pure di musica sono incerto, che è invece certo che di jazz feci virtù definitiva, ma se m’ascolto una cosarella degli Animals, o lunghe sperequazioni modali di certo Prog, anche talune sganasciate canzonacce di protesta ad osteria, c’è il caso che m’illumino d’immenso. Non vado lontano, che ne ho maggiori certezze rispetto a letture più o meno passate, dal dichiarare che con ciò che aprì e chiuse questo scritto, c’è roba che mi porterei dietro in quel viaggio di naufragio.

Isola dei Porri (Mar d’Africa)

Posto questo, non potrei immaginarmi naufrago senza uova e cipolle, che insieme uniscono di sfericità imprecise l’atto voluttuoso della forma che tende alla rappresentazione approssimativa del mondo, al contempo la sua vertiginosa semplicità interpretativa nell’affabile unione tra terra e vita. Nell’uovo v’è questa metafora definitiva dell’inizio, ed in tutte le sue forme molteplici. Che sia semplicemente cotto a vino, un filo d’olio e origano di timpa, un crostino appena, come nell’antiapericena al barettino di Piero, una sera di tarda primavera, che il resto del mondo s’affastella intorbi a qqtartine d’improbabili cromatismi e sapori plastici. Sia pure semplicemente spiattellato a olio bollente, in qualsiasi pranzo mordi & fuggi, con o senza camicia, con solo sale e pizzico di pepe.

La cipolla è cibo misterioso, che si disvela a veli, come Salomè in una danza. Che certo non invita a relazioni intime, ma in ciò sottintende interiorizzazioni relazionali, dialoghi con se stessi. Pure c’è uovo e uovo, che taluni li fanno galline felici, scorazzanti d’aie, talaltri paiono costruzioni antibiotiche cui manca solo il bugiardino. Allo stesso modo c’è cipolla e cipolla, che la sottile dispiegatura dei veli talora nasconde solo lacrime al taglio, di gusto non ve ne fu che traccia. Ma ci sono cipolle che invitano a grazie al creato, come le rosse di Tropea, quella di Zerli, pure di Giarratana, di cui ne vidi anche di due chili e tre senza batter ciglio. Ma quando queste meraviglie s’incontrano, è lì che nasce l’intimo ricongiungimento a natura, l’estasi che si manifesta come sole al tramonto. Che modo migliore non c’è che battere uova, grossolanamente, a striature di albumi e pennellate di tuorli, con grattugie di pecorini pepati ad inferno, o caci di stagionatura matusalemmica sino a consistenza laterizia (con una sola t, che intendo roba a mattonella), sapidi a dismisura. È sull’impasto cremoso e discontinuo che scenderà pioggia fine di cipolla, del cipollotto, del porro, se occorre, a crudo, che mantenga croccantezza. Quindi pois di finissimo trito d’erba – altrettanto cipollina – o, d’alternativa non di ripiego, prezzemolo. Ancora una sbattutina, dunque, e che il tutto divenga soffice cuscino di riposo sull’olio bollente, per appena leggera doratura d’ambo i lati, possibilmente con rigiro al salto per soddisfazioni d’acrobazia.

V’è il caso che il contadino sapiente che vi fornì entrambi gli ingredienti, saprà di certo integrar di vino suo. E se, nel frangente dell’intimissima estasi del consumo, bussano alla porta, con voce rotta d’emozione a simular malanno, dite che siete contagioso e non aprite.

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42 risposte a "La mia cosa preferita"

    1. Non so cosa mi porterei dietro e che pena avrei a lasciare fuori ricordi, musica, pezzi di vita.
      In un naufragio ideale auspicherei che la mente fosse ancora tagliente, sappia ancora riconoscere l’essenziale dal naufragabile, si disponga davanti a me una forma di bellezza oscena e ogni pensiero di questo secolo brutto sia zittito.
      E vorrei ci fosse Charles che ci manda tutti al diavolo, agitando l’archetto di un contrabbasso 🙂

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  1. Scrivi davvero bene, comunque capisco perfettamente la citazione riportata all’inizio. Io tento, quando posso, di contattare l’autore dell’ultimo romanzo letto. L’ho fatto con Federica Bosco e Erin Doom, nonché con la mia scrittrice del cuore Lucinda Riley, che purtroppo è venuta a mancare il giugno scorso. È stato bellissimo ricevere una sua mail di risposta😊
    Buona serata
    Laura♡

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  2. Per parlare soltanto di cose scritte io mi porterei dietro Viaggio al termine della notte e Morte a credito di Celine ; Il maestro e margherita di Bulgakov ; Lila e Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta di Pirsig ; qualcosa di Chatwin ; Le mie raccolte di poeti vari e tutto Le Carré. Lo spazio che resta nel bagagliaio per i miei amati testi di fisica e astrofisica.

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  3. Un articolo molto interessante e piacevole. Io, l’ultima volta che sono rientrata in Sicilia in aereo, ho stipato una decina di libri anche nella borsetta👜.Senza qualche libro a portata di mano non mi sposto. Una mania!? Ciao. 🖐️ Buone feste! 🎄 🍀 🤗🌻

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