Il rapimento della secchia

Ci sono cose a cui non ci si può sottrarre, nemmeno accampando scuse quali, io non c’ero, se c’ero dormivo, sic et simpliciter, non ne sapevo niente, non sono informato sui fatti. Non me ne posso sottrarre, pure se sono vere le premesse, non c’ero, non ne sapevo niente, ecc. La domenica mattina, che è rito consumato, m’arriva puntuale una certa rassegna stampa, sintetica di cose elevatissime, e la cui lettura, alla prima caffettiera ed alla seconda sigarettina, acquista il significato liturgico di certe abluzioni. Ed in detto modo scopro cose che non capisco come non si possano essere palesate prima nella mia vita, rendendola, dunque, sì scarsa di consapevolezze, m’addiverrei a dire vuota. Si narra, nella fattispecie quotidiana, di ferocissima polemica contro una nota conduttrice televisiva alimentata da svariati membri d’elevatissime intellighenzie siciliane. Sembra – a quanto pare – che la conduttrice di cui sopra, di sicura notorietà, abbia reiteratamente dato della Sicilia immagini inesatte, parziali, quando non esplicitamente denigratorie, con ospiti in studio la cui sola presenza avallerebbe tale lettura delle cose. Ma la Sicilia è ben altra, è cultura – c’è chi cita Sciascia come esatto contraltare delle scelleratezze di cui sopra -, chi si sofferma sulla sofisticatissima cucina, cui viene offerta la quinta scenografica di millenni di storia e bellezza. Per farmi l’idea per chi patteggiare però m’informo, cerco, pesco a strascico nella rete. E certo che mi raccapriccio, certo che quella non è la Sicilia. Quello è il mondo, dunque “anche” la Sicilia. Per cui opto per dichiararmi neutrale e non patteggio, poiché non capisco quale sia l’oggetto del contendere. Mi sono avveduto che la Sicilia è arte, cultura, bellezza, e me ne nutro tutte le volte che posso. Pure dalle pagine di questo blog, esterno il mio meravigliarmi. Ma non m’accenno a pensare che sia solo quello, che di morti ammmazzati se ne sono fatti, di schifezze umane, sociali e civili pure, d’orrendi casermoni e macelli del paesaggio ne ho visti nascere, crescere e moltiplicarsi. Dunque, se m’indigno, mi metto in loop, mica a comando d’altri; se mi straccio le vesti, m’ignudo a tempo indeterminato, non solo quando viene la bella stagione, che così non mi raffreddo. Pure, se v’è delizia ne faccio virtù, reiterandomela sinché m’è consentito, e me la difendo d’unghie e denti. Quindi, nella tenzone, nella consapevolezza che la cosa non priverà di sonno alcuno, né a talaltri provocherà strazianti sofferenze, mi faccio Svizzera e San Marino al contempo, che il rapimento della secchia è compiuto. E m’abbandono alla considerazione estrema di Mastro don Gesualdo Bufalino: “questo luttuoso lusso d’essere siciliani”.